Teatro

Piccolo Teatro di Milano, una ricerca lunga 70 anni

Piccolo Teatro di Milano, una ricerca lunga 70 anni

Tanti i numeri della prossima stagione del Piccolo Teatro, per una continua ricerca declinata in varie forme, che rappresentano i segni di vita di una realtà culturale in continua evoluzione, ma sempre rispettosa degli impegni scritti nella carta del '47.

Tutto cominciò nel lontano 1947. A pochi anni dalla fine dell’ultima guerra mondiale, Paolo Grassi e Giorgio Strehler diedero inizio ad un’avventura che continua ancora oggi, quella del Piccolo Teatro di Milano, di cui il prossimo anno si festeggiano i 70 anni dalla fondazione. Un compleanno atteso e di particolare importanza, anche perché coincidente con altre ricorrenze significative per il teatro e la città che lo ospita: 20 sono gli anni trascorsi dalla scomparsa di uno sei suoi fondatori, Giorgio Strehler appunto, 3 i decenni di attività della scuola di teatro dedicata a Luca Ronconi, mentre “solo” uno - ma ancora lunga è la strada da fare - sarà nel 2017 l’anno trascorso dal riconoscimento dell’ “autonomia” gestionale per il Piccolo, uno status che deriva direttamente dalla funzione di Teatro d’Europa svolta fin dalla nascita.

Il teatro va avanti, cambia. Sarebbe terribile se non lo facesse, quindi nessuna malinconia. Solo una gioiosa nostalgia”. Prendendo a prestito le parole di Giulia Lazzarini, a lungo protagonista di molti spettacoli in scena sui palcoscenici del Piccolo ma non solo, la stagione 2016/2017 continua nel solco della tradizione, omaggiando il passato ma senza dimenticare il presente e il futuro soprattutto. In linea anche con quello che diceva Luca Ronconi, consulente artistico fino all’avvenuta scomparsa nel febbraio 2015, a proposito delle infinite possibilità per i giovani aspiranti attori di “rivedere il nuovo”, potenziali artefici di “un nuovo modo di fare teatro” che parte dai grandi maestri e dai grandi classici ma che si rinnova, guardando al reale ed esplorandone la complessità.

Diversi i titoli proposti tra settembre 2016 e maggio 2017, forti anche di presenze attoriali di spessore nel panorama artistico italiano e internazionale. A partire da Toni Servillo che, dopo aver affrontato repertori diversi (Eduardo, ma anche Molière e Goldoni), si avvia ad un’altra sfida, quella con Elvire Jovet 40, testo caro alla storia del Piccolo, nella nuova traduzione di Giuseppe Montesano. Con “Elvira” (in scena dall’11 ottobre al 18 dicembre 2016) lo scopo è trasmettere alle nuove generazioni “la nobiltà del mestiere di recitare”.
Rimanendo in tema, anche il “Pinocchio” di Antonio Latella e “Bestie di scena” di Emma Dante si propongono di illustrare l’arte dell’attore, fatta anche di menzogna e fragilità. Nel primo caso, la scommessa è affrontare la storia del celebre burattino in un’ottica diversa dalla fiaba moralizzatrice che tutti conosciamo, senza partire da una visione prestabilita e confezionata: “Non so quale Pinocchio racconteremo, se lo sapessi saprebbe questa la prima menzogna da cui iniziare”. Parola di Antonio Latella, drammaturgo ma anche regista dell’opera in scena dal 19 gennaio al 12 febbraio 2017.
Per “Bestie di scena” le parole d’ordine sembrano essere ‘scandalo’ e ‘peccato’: chi è l’attore davvero? Quale rapporto instaura con il testo e con il pubblico? Come vive il momento in cui si denuda, praticamente ed emotivamente, di fronte ad una platea? Un atteso debutto, dopo i successi de “Le sorelle Macaluso” e “Operetta burlesca” per Emma Dante, che vedremo a partire dal 28 febbraio prossimo.


E’ tutto un parlare di donne, si potrebbe dire. Ben tre, se non quattro, i testi prodotti dal Piccolo e in cartellone in primavera. Apre le danze “Louise e Renée”, una prima assoluta in scena dal 21 marzo fino a fine aprile 2017, con la drammaturgia di Stefano Massini e la regia di Sonia Bergamasco, che cede il passo sul palco ad altre due interpreti importanti del teatro, Federica Fracassi e Isabella Ragonese. Tratto da ‘Memorie di due giovani spose”, l’unico romanzo epistolare di Honorè de Balzac, il testo drammaturgico proposto offre una spietata analisi della condizione umana e del vorticoso labirinto della femminilità, caleidoscopio dai mille volti e dalle infinite sensazioni, tutte rivolte a comporre un comune alfabeto dell’amore.

Dal 27 aprile al 7 maggio 2017 Carmelo Rifici, da poco alla direzione della scuola di recitazione intitolata al suo predecessore Luca Ronconi, dirige “Ifigenia, liberata”, una piéce che racconta il Mito degli Atridi, il sacrificio di Ifigenia, riproponendo l’annosa questione a cui nessuna civiltà dell’Occidente ha mai potuto o voluto trovare risposta: come nasce e come si argina la violenza? Smetteremo mai di farci guidare dalla violenza?

Di ambientazione diversa lo spettacolo di Laura Pasetti che, mettendo da parte la produzione shakespeariana, si è dedicata ad un tema di stretta attualità, il flusso migratorio italiano tra 1850 e 1950, ma da un punto di vista nuovo e desueto, quello delle donne immigrate in Scozia in un secolo a cavallo tra due periodi storici densi di avvenimenti. “A bench on the road” è ispirato a interviste, testimonianze e documenti raccolti in oltre trent’anni di ricerche, accompagnato da musiche tradizionali e mosso da un fil rouge comune a molti moderni migranti: l’andar via perché si sta male, con valigie cariche di dolore.

Un gradito ritorno ad ottobre, incastonato nella serie ‘racconti al femminile’ a volerlo definire così, è “Le donne gelose” di Carlo Goldoni, diretto da Giorgio Sangati. Il racconto di come in un mondo chiuso e claustrofobico i rapporti umani si fanno miseri e ipocriti, le relazioni condizionate da motivi economici e ci si appella alla sorte, nella speranza di alleviare angosce e sofferenze.
 

Per quanto riguarda le riprese, dati i successi riscossi in passato, il 2017 comincia nel segno di “Lehman Trilogy” e “Sanghenapule” mentre bisognerà aspettare marzo per rivedere “Credoinunsolodio”, che porta la firma dell’attuale consulente artistico Stefano Massini, e maggio sarà il periodo per riproporre due produzioni di successo, legate a due registi che hanno segnato profondamente la vita del Piccolo: “In cerca d’autore. Studio sui ‘sei personaggi’ di Luigi Pirandello” diretto allora da Ronconi e ripreso da Luca Bargagna e “Arlecchino servitore di due padroni” con la regia di Giorgio Strehler e ancora oggi messo in scena da Ferruccio Soleri.

Tra le varie iniziative previste per la 70esima stagione, un progetto ambizioso, fortemente simbolico anche perché allunga la lista di numeri e coincidenze che rincorrono il Piccolo Teatro, arricchisce una proposta teatrale già di per se’ molto variegata: “Le chiavi dell’Europa”. Basato su testi scelti dallo stesso Massini e con la collaborazione degli allievi della scuola di teatro Luca Ronconi e l’Università di Milano, lo spettacolo richiama e rispolvera il sogno europeo di Altiero Spinelli, di cui quest’anno ricorrono i 30 anni dalla morte, contestualmente ai 30 anni della nascita del progetto Erasmus. Un’iniziativa anche provocatoria in un periodo storico complesso come quell’attuale, in cui si mette in discussione persino il trattato di Schengen e vengono meno pilastri democratici quali cittadinanza, integrazione economica e politica e solidarietà.

A seguire, molti altri spettacoli, eventi, rassegne sono inseriti nell’arco degli oltre undici mesi di programmazione del Piccolo Teatro. Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito ufficiale oltre alle pagine social dedicate su Facebook, Twitter, Instagram, seguire in tempo reale le ultime novità su Periscope e Youtube e ulteriori approfondimenti tramite la webtv.